Palermo e i suoi talloni d’Achille
Gli uomini di Corini perdono ancora, un’altra disfatta rosanero a Brescia. L’allenatore non riesce da 2 anni ad entrare nella testa dei giocatori e la squadra quando si trova a dover lanciarsi per traguardi ambiziosi si sfalda come neve al sole.
Palermo come il mito di Achille, sembra una corazzata, ma basta una semplice freccia ad un tallone per farlo soccombere.
A dire il vero i “talloni” del Palermo sono diversi, molteplici, sempre gli stessi da due anni.
Corini predilige gli spazi, la ripartenza a campo aperto, per favorire le caratteristiche dei suoi attaccanti, in primis Capitan Brunori che è un centravanti che ama giocare la palla e rende in maniera ottimale quando trova la profondità. Questa impostazione tattica esalta anche le caratteristiche di giocatori di “corsa e anima” come Segre,Gomes e Di Mariano, ma contemporaneamente diventa il gioco della coperta corta per una squadra che non sa difendere.
il 4-3-3 di stampo Coriniano ha come marchio di fabbrica quello di subire sempre gli stessi gol: da fuori area o dall’area piccola con difesa schierata. Sia chiaro, non è che non si possano subire gol in questi modi, ma per il Palermo è una costante ed una conseguenza di una impostazione tattica da rivedere, ma probabilmente ormai è troppo tardi.
Che sia Parma, Lecco o Brescia poco importa, quando difendiamo lo facciamo talmente bassi che chi si ritrova fuori area ha tanto, troppo tempo e spazio per farci male (foto 1), ed è successo spesso, il gol subito con il tiro da fuori è una costante tattica, non una casualità. Allo stesso modo, difendendo bassi, ci si ritrova spesso con gli attaccanti avversari che hanno la meglio sulla nostra difesa schierata, per mancanza di cattiveria, ma anche per la semplice bravura dei nostri dirimpettai, vedi Borrelli ieri e Coda a Cremona (foto 2).
Allora come si spiega il fatto che il Palermo faccia bene con le squadre di alta classifica e male, malissimo con le squadre più deboli?
Le squadre più attrezzate giocano con un piglio diverso, portano diversi uomini nella fase offensiva e favoriscono le caratteristiche tattiche della nostra squadra e dei nostri attaccanti, non a caso con Parma, Venezia, Como e Cremonese i rosanero vantano uno score di tutto rispetto.
Con le squadre “piccole” succede l’opposto: difendono con ordine lasciandoci pochi spazi e ci puniscono colpendo i nostri punti deboli: il tiro da fuori o il “gollonzo” dentro l’area piccola con la nostra linea difensiva che “scappa” sempre all’indietro (foto 3).
A conferma di questa disamina le parole a Brescia di Corini nel post partita riguardo al secondo tempo: “speravamo di farli uscire fuori per poterli colpire in ripartenza…” Ciò sottolinea che anche in 10 uomini l’allenatore è fermo sulle sue idee, sembrando inerme a condizioni tattiche che si vengono a creare nel corso dei 90′ minuti di gioco.